A proposito di Agenzie letterarie…
Agenti, editor o ghostwriter?
Mi capita
spesso di seguire, su linkedin e altri forum di scrittura, dibattiti sulle
Agenzie letterarie. Sono utili, sono serie? Credo che prima di tutto vada fatta
una distinzione tra agente letterario ed editor. L’agente letterario vero e
proprio, in stile anglosassone, è quello che fiuta la commerciabilità di un
autore e lo propone a una casa editrice, vivendo sul successo dell’autore.
L’editor è una figura completamente diversa che supporta l’autore nella fase di
scrittura. Può dare un semplice aiuto a risistemare il testo e a renderlo più
appetibile al grande pubblico oppure può essere un ghost writer che scrive il
libro sul canovaccio proposto da qualche personaggio di spicco. In Italia
invece, come spesso accade, c’è una immensa confusione e commistione di ruoli.
La quasi totalità delle Agenzie letterarie non vive sulla percentuale dei
proventi dei diritti d’autore, bensì sulla valutazione e l’editing delle opere,
per lo più di scrittori esordienti. Già chiedere dei soldi per la lettura di un
libro mi sembra follia. Bastano davvero poche pagine per un lettore esperto per
capire se un libro è da buttare o se ha delle potenzialità. Certo se mancano
grammatica, ortografia e sintassi mi sembra ridicolo proporre all’autore di
risistemarlo, è più onesto consigliargli di cambiare hobby. Se invece le
modifiche sono modeste andrebbe prima concordato con l’autore un piano per
proporre il lavoro alle case editrici opportune e quindi con l’editor della
casa attuare i cambiamenti necessari, il tutto senza aggravio monetario per
l’autore. Non ci possono essere vie di mezzo. Se un libro è totalmente da
riscrivere serve un ghost writer, non un editor e i costi sarebbero però sproporzionati
al risultato. Un conto è fare il ghost per un personaggio famoso che vende
indipendentemente dal tipo di libro che commissiona e un conto è farlo per un
pinco pallino qualsiasi che venderà al massimo 100 copie. Se invece il libro è
in un italiano corretto, ha una trama che regge, dei personaggi credibili e dei
dialoghi attendibili allora i minimi rimaneggiamenti devono per forza essere
gratuiti da parte della casa editrice trovata dal bravo agente che ha svolto coscienziosamente
il suo compito. Tanto per fare un paragone con altri tipi di agenzie, pensiamo
a quelli immobiliari. La stima, almeno a Venezia, è sempre gratuita, il
compenso dell’agente è riscosso al momento della vendita. Se l’agente non trova
compratori non ha la provvigione. Non affiderei mai un immobile da vendere a
chi mi chiedesse preventivamente una somma di denaro adducendo come scusa che
non sa se si riuscirà a vendere oppure no e che in fin dei conti deve pur
vivere. L’agente letterario dovrebbe comportarsi allo stesso modo: se “vende”
il libro a una casa editrice ha il compenso, altrimenti no. E se il libro è da
buttare non è corretto illudere l’autore che per “modico” prezzo si può rendere
leggibile, precisando che comunque anche dopo l’esborso non c’è la certezza di
trovare una casa editrice…
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