Finché la barca va...

Il potere logora...


Visto che in questo periodo l’eterna Orietta Berti è tornata in auge, tanto vale citarne un famoso ritornello…
Che l’Italia stia affondando, in barba alle sciocchezze pronunciate dal politicante di turno, è un dato più che evidente, sotto gli occhi di tutti. Che le cause di tutto questo vadano ricercate nel nostro passato prossimo è anche piuttosto ovvio. Ricordo le conversazioni di vent'anni fa sui massimi sistemi con un caro amico che purtroppo non c’è più. Già notavamo come fosse una pazzia cercare di essere competitivi con le allora economie nascenti. Era impensabile pagare i nostri lavoratori come gli schiavi di Oriente per abbassare i costi di produzione. Continuare a realizzare beni di consumo che potevano essere prodotti e assemblati in Cina o India ad un costo dieci volte inferiore era una scelta irragionevole. Se l’Italia voleva crearsi un futuro doveva pensare a uno sviluppo tecnologico, a creare un’eccellenza nel terziario avanzato. Di questo chiacchieravamo perplessi sulla strada che aveva intrapreso il nostro paese. Non vedevamo politici all’orizzonte in grado di invertire il processo, di dare una svolta. E così eccoci qui, vent’anni dopo, con una crisi diventata cronica, con una mancanza totale di prospettiva per il domani. E in questo senso Venezia è l’avamposto di quello che sarà l’Italia: un enorme villaggio turistico popolato da camerieri, ristoratori, albergatori, guide di piazza: venghino, venghino siori e siori il bel paese vi attende.
Di tutto questo chi ha la colpa? Noi. Noi che abbiamo sostenuto classi politiche di incompetenti (destra o sinistra poco cambia), che abbiamo accettato il regresso morale e culturale della società, che ci siamo turati il naso troppe volte, che abbiamo votato scegliendo quello che ritenevamo il male minore.
Tra gli ultimi esempi gloriosi di riforma ecco la scuola dove si celebra come innovazione l’aver inserito il riassunto nelle prove di esame di terza media!
Un paese in cui l’analfabetismo funzionale sommato a quello di andata e ritorno rende la maggioranza degli italiani (Tullio De Mauro poneva una stima di oltre il 70%) incapaci di capire e interpretare un testo qualsiasi che possibilità ha di uscire dalla crisi? Come possono i cittadini valutare le proposte politiche di un qualsivoglia partito se non sono neppure in grado di comprenderle pienamente?
Se non funziona il progetto educativo, se non funziona la programmazione economica, se non sussiste un’etica di base, la politica è solo un grande minestrone.
Anno dopo anno si sono smantellati i diritti dei lavoratori, sempre più simili a moderni schiavi disposti ad accettare qualsiasi contratto e qualsiasi paga pur di avere un impiego.
Anno dopo anno si è affossata la scuola rendendola un diplomificio dove contano le “competenze” e non le conoscenze. Tutto il sapere, e il ragionare connesso, è stato rigettato come nozionismo e il risultato è l’analfabetismo cronico.
Anno dopo anno si è afflosciato il sentire politico, la passione per la cosa pubblica che animava la società. Il clientelismo, democristiano prima e socialista poi, è diventato l’asse portante del nostro sistema di governo. E il motto andreottiano” il potere logora chi non ce l’ha” si potrebbe completare con “e corrompe chi ce l’ha”.
Il nostro futuro è frutto del nostro passato e per questo le riforme mancate, le decisioni rimandate, le scelte sbagliate di ieri sono la causa dell’impasse di oggi e domani.
Politici in grado di invertire la rotta non ne vedo purtroppo neppure oggi all’orizzonte e dai salvatori della Patria Dio ci scampi e liberi. Troppi ne abbiamo avuti e ancora ne abbiamo: dalla vecchia DC e da Forza Italia argini al pericolo rosso alla Lega argine al pericolo nero, dall’IDV e il suo giustizialismo della domenica ai Cinque Stelle contra omnes fino ai salva spread dell’ultimo PD.
Finché la politica italiana non si libererà dai toni apocalittici (senza di noi il diluvio) e dagli opportunisti vecchi e nuovi interessati solo alle poltrone, non sarà possibile incamminarsi verso un futuro migliore e nemmeno immaginarlo.

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